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mercoledì 16 gennaio 2008

Chi ha spostato il mio formaggio? Di Spencer Johnson

Cambiare se stessi in un mondo che cambia in azienda, a casa, nella vita di tutti i giorni

Il libro racconta di una fiaba, alla quale, come scritto nella prefazione di Kenneth Blanchard, è stato attribuito il merito di aver salvato carriere, matrimoni e persino vite umane.
Attualmente sono state vendute più di ventuno milioni di copie negli Stati Uniti. Consiglio di leggerlo, nonostante io non condivida ciò che il libro vorrebbe insegnare.
Di seguito riporto un breve riassunto per chi, non avendo letto il libro, sarebbe incuriosito alla mia critica: I protagonisti sono due topolini Nasofino e Trottolino
e due gnomi Ridolino e Tentenna. Nella storia i personaggi sono ambientati in un labirinto in cui trovano un grande deposito di formaggio. I topolini si erano accorti che qualcosa cambiava al formaggio (odore e quantità), mentre i due gnomi felici e contenti si dirigevano ogni giorni, con le stesse modalità nel deposito, sicuri che avrebbero avuto formaggio per tutta la vita. Per loro stupore un giorno non trovarono più niente. I due topolini partirono subito alla ricerca di nuovo formaggio, mentre gli gnomi si disperavano. Ridolino fu quello che ebbe il coraggio per affrontare il cambiamento e si mise a cercare nuovo formaggio scrivendo sui muri cosa imparava. Alla fine è riuscito a trovare un deposito ancora più grande del primo, in cui c’erano anche i due topolini già con la pancia piena. Tentenna invece, è rimasto sempre nello stesso posto con la speranza che ritornasse il suo formaggio.
Tutta la fiaba è una metafora, in particolare il formaggio è la metafora di ciò che vorremmo avere nella vita: un buon lavoro, un rapporto d’amore, soldi, salute, serenità d’animo. Il labirinto è il luogo in cui cerchiamo quello che desideriamo: l’azienda in cui lavoriamo, la famiglia, la comunità in cui viviamo. Francamente questa metafora a me non piace! Ha solo il vantaggio di essere semplice, comprensibile e adattabile a tutte le età, a tutte le differenze di razza, religione e sesso, a tutte le situazioni, ma contiene errori.
Ciò che desideriamo non si trova in un labirinto. Ciò che desideriamo, invece, va cercato lungo un percorso, lungo il sentiero della vita. A volte tortuoso e faticoso, a volte piacevole, in salita o in discesa, a volte lo si percorre velocemente, a volte lentamente. I bivi sono le nostre scelte, quelle che noi crediamo siano giuste, aldilà se corrette o sbagliate. Può capitare di avere troppi bivi, di avere troppe strade da poter intraprendere, due o tre o quattro. Ma saremo noi a decidere dove andare, con chi andare e quali bagagli portare . Il bivio è il cambiamento, a volte decidiamo di imboccare una nuova via, a volte ci viene imposta, che ci piaccia o no, ma non ci si ferma, si va sempre avanti. Lungo il sentiero si incontrano le diverse situazioni e gli ostacoli, si commettono errori, si cambia e si può migliorare. Ci si pone dei traguardi, ma ci si arriva per ripartire, non per fermarsi. Ogni traguardo raggiunto è un obbiettivo conseguito. Ognuno sceglie i propri obiettivi, sceglie dove porli, se vicini o lontani, modesti piuttosto che ambiziosi. Non può essere solo trovare il nuovo formaggio, solo così riduttivo. Il formaggio simbolizza il successo , cercato e poi trovato, ma il successo non arriva all’improvviso, così come improvvisamente Ridolino scova il deposito di formaggio. Il successo si raggiunge traguardo dopo traguardo.
Magari le situazioni, la vita, fossero un labirinto. In un labirinto si può tornare indietro, ricordare il percorso e rifarlo. Nella vita no, si va avanti, talvolta guardandosi alle spalle e avendo il beneficio di imparare dagli errori.
Lungo il percorso sono tante le varianti in gioco, tra le più importanti c’è la fortuna. Alla lunga la fortuna aiuta gli audaci, infatti nel racconto Ridolino è stato audace, ma ha anche avuto fortuna. Anziché trovare un nuovo deposito colmo di formaggio sarebbe anche potuto essere vittima di qualsiasi disgrazia, a questo punto la scelta migliore l’avrebbe fatta Tentenna.
Nella storiella sembra che per forza dobbiamo cercare il grande deposito di formaggio, non ci si può accontentare di quel poco che ci potrebbe bastare senza essere come i due topolini nel deposito con la pancia piena.
Bisogna cambiare se stessi in un mondo che cambia, nel sentiero che cambia, su questo sono d’accordo, ma spesso è sufficiente cambiare se stessi senza svoltare per una nuova via, senza trovare nuovo formaggio.
Forse potrei accettare la metafora, ma non pienamente ( perché non condivido il labirinto), in una situazione aziendale, in una situazione economica e di mercato. Di fatti le testimonianze di cambiamento nel libro sono quasi tutte relative a situazioni aziendali, ma anche in questa situazione riscontro errori.

“… non abbiamo voluto riconoscere i cambiamenti avvenuti nella nostra attività, e adesso è troppo tardi, siamo costretti a chiudere gran parte dei nostri negozi… La nostra catena di piccoli negozi è diventata obsoleta quando in città hanno cominciato ad aprire i battenti gli ipermercati…”
Un’azienda per sopravvivere deve sempre primeggiare, avere il coraggio di cambiare, perché le regole del mercato lo impongono, perché la globalizzazione lo impone, quindi cercare un nuovo formaggio. Però l’azienda cresce e va avanti grazie a scelte fatte da persone, che cercano di raggiungere obbiettivi poco per volta.
“… I nostri Nasofino erano capaci di intuire i cambiamenti del mercato e potevano quindi aiutarci ad aggiornare la nostra visione aziendale…Ai nostri Trottolino invece piaceva l’azione pratica, e quindi li incoraggiamo a prendere iniziative coerenti con le nuove visioni aziendali. Noi ci limitavamo a controllare che non si mettessero a correre in direzioni sbagliate…Dei Tentenna siamo stati costretti a liberarcene.”


I dipendenti non sono un mucchio di topi alla disperata ricerca del nuovo formaggio. Nasofino e Trottolino sono appunto dei topi e sono spinti solo dall’ istinto, non hanno preoccupazioni. L’evoluzione dell’uomo ha portato, per fortuna, a non ragionare solo per istinto.
Quindi, credo sia ingiusto da parte di un’azienda differenziare i dipendenti come i quattro personaggi del racconto, ma credo, invece, sia giusto quando la scelta verte su un gruppo di persone accomunate da conoscenze, competenze, passioni, per generare sapere e fare il bene dell’azienda.
Nelle battute finali l’autore scrive che “la validità dell’opera non consiste tanto nel suo contenuto, ma in come esso viene recepito e applicato alla propria situazione”. Io invece credo che la validità dell’opera è alterata dalla eccessiva presunzione di salvare carriere, matrimoni e persino vite umane. Mischia troppo ciò che è il lavoro con quello che la vita può essere, infatti facendo quasi esclusivamente esempi su situazioni lavorative ha la pretesa far capire come affrontare la vita e i cambiamenti.
Questo è quanto.